ATS - Gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS) come strumento di governance integrata per un nuovo welfare: tra autonomia regionale e Livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS). Tre casi studio regionali a confronto
ATS - The Social Territorial Areas (ATS) as an integrated governance tool for a new welfare: between regional autonomy and essential levels of social services (LEPS). Three regional case studies compared
Ambito disciplinare Macroarea 3
Area scientifica Area 16 - Scienze politiche e sociali
Tipologia finanziamento B.I.R.D. - Budget Integrato per la Ricerca dei Dipartimenti
Tipo di progetto Nazionale
Stato progetto Aperto
Responsabilità scientifica Coordinatore
Data avvio: 20 May 2024
Data termine: 19 May 2026
Durata: 24 mesi
Importo: € 20.661,00
Coordinatore: Prof.ssa Patrizia Messina
Partecipanti:
Prof. Paolo Graziano - Università degli Studi di Padova
Prof.ssa Ilaria Madama - Università degli Studi di Milano
Prof. Daniele Donati - Università di Bologna
Prof.ssa Benedetta Celati - Università di Bologna
Gianfranco Pozzobon
Dott.ssa Bruna Mura - Unipd, contatto di supporto alla ricerca
Abstract:
Il progetto mira a ricostruire una mappatura comparata e aggiornata di tre regioni italiane relativamente al tema degli ATS (Ambiti Territoriali Sociali), la cui nascita in Italia è da far risalire alla Legge quadro L. 328/2000, volta a realizzare un sistema integrato di servizi sociali e sanitari. Tuttavia, nel 2001, ad un anno dal varo della legge, la riforma del Titolo V della Costituzione ha modificato la distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni. Dentro questo quadro mutato, ha preso quindi forma la necessità di definire degli standard nazionali che ciascuna Regione avrebbe dovuto garantire, i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), la cui determinazione è di esclusiva competenza dello Stato (art. 117 L. Cost. 3/2001), pur preservando le regioni “la facoltà e capacità […] di progettare autonomamente […] politiche sociali adeguate ai bisogni e alle peculiarità dei propri territori” (Torretta, 2021, p. 210). In questo scenario, gli ATS sono chiamati a garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS). Essi si configurano come enti intercomunali che devono costituirsi come persona giuridica, secondo quanto previsto dal TUEL art.31 e art. 114. Tutti i Comuni italiani, quindi, si trovano oggi ad essere obbligati, non solo ad associarsi per ATS, ma anche a programmare in forma associata politiche sociali integrate con una logica non (più) settoriale, ma territoriale (piani di zona). Tuttavia, come messo in luce dalle ricerche sul tema (Fargion 1997), i Comuni italiani, oltre che le Regioni, non si trovano affatto nelle medesime condizioni di partenza su questa materia.
Obiettivi:
- Verificare come le Regioni, e ancora di più i Comuni, proprio perché partono da condizioni del tutto differenti che incideranno profondamente sulla loro capacità di interpretare lo spirito della riforma, attiveranno percorsi path dependent, adattando la riforma al loro contesto culturale e istituzionale, dando vita così a modi diversi di garantire gli stessi LEPS, con inevitabili vantaggi/svantaggi comparati (Hall e Soskice, 2003);
- verificare l’ipotesi secondo cui la qualità dei servizi alla persona, intesi come beni collettivi per lo sviluppo locale presenti su un dato territorio, dipende dalla capacità dei Comuni stessi di riorganizzarsi più o meno efficacemente in forme associate, facendo sistema con le risorse contestuali, coniugando cioè il welfare pubblico (municipale) con il welfare di comunità (terzo settore) e il welfare aziendale (imprese profit) presente sul territorio;
- rilevare la capacità di fare sistema a partire dalle risorse contestuali e, in particolar modo, con le associazioni di rappresentanza degli interessi e le fondazioni (sussidiarietà orizzontale e circolare).
Piano delle attività:
Le attività previste sono articolate in due distinte fasi (A e B) e in un approfondimento di caso (C):
A) Evoluzione degli ATS, come enti intercomunali, in relazione alla Missione 5 del PNRR e all’obbligo di garantire i LEPS nelle diverse regioni italiane. Questa prima parte della ricerca verrà focalizzata sul processo di costituzione delle reti intercomunali per la gestione associata della funzione sociale e il conseguente processo di istituzionalizzazione. Obiettivo di questa fase è la realizzazione di una mappatura di quanto si sta verificando nelle diverse regioni e province autonome italiane, analizzando il processo di istituzionalizzazione in contesti regionali diversi: quale forma giuridica viene privilegiata? E con quali motivazioni? Con quali dimensioni territoriale e demografica? Si cercherà di mettere in luce, in particolare, se vi sia o meno una relazione tra questa scelta e le politiche di riordino territoriale già attuate delle diverse regioni.
B) Scelta dei modelli organizzativi. La seconda parte della ricerca, a partire dall’analisi degli statuti degli ATS, focalizzerà l’attenzione sul modello organizzativo prescelto, con particolare riguardo a:
1) la capacità di garantire servizi di prossimità;
2) la relazione con le aziende sanitarie locali regionali, al fine di garantire l’integrazione socio-sanitaria;
3) la capacità di costituire un riferimento per il welfare territoriale, lavorando in rete con altri soggetti che producono servizi alla persona (welfare aziendale e welfare di comunità), secondo i principi della sussidiarietà orizzontale e circolare;
4) la relazione con le culture di governo locale e regionale, stili amministrativi, capacità di b coordinamento delle reti di governance multi-attore e, più in generale, con i modi di regolazione dello sviluppo locale delle diverse regioni italiane.
In questa prospettiva, si esplorerà l’opportunità per gli ATS di costituire un riferimento multifunzionale, non solo per la gestione di servizi sociali e sociosanitari ad essi affidati ma, in prospettiva, anche per realizzare attività di fundraising per progettualità di sviluppo locale, configurandosi come vere e proprie agenzie di sviluppo del territorio (più o meno partecipato).
C) Studio approfondito di caso relativo al Veneto, a confronto con i casi regionali dell’Emilia Romagna e della Lombardia: ovvero le regioni del nuovo “triangolo industriale” (Fondazione Nordest 2023) che hanno già avanzato richiesta di autonomia regionale differenziata (De Donno, Messina 2018) e che durante l’emergenza pandemica si sono distinte per avere un sistema sanitario efficiente. Le ricerche condotte in tal senso, tuttavia, centrate sulla dimensione sanitaria regionale, hanno trascurato la componente sociale, di competenza comunale, tradizionalmente segnata da differenti modi di regolazione (Messina 2001, 2012). I Comuni del Veneto presentano infatti una peculiarità, a differenza per esempio di quelli dell’Emilia Romagna, essi partono da una difficoltà ulteriore, poiché hanno la più bassa propensione alla spesa pubblica d’Italia (Banca d’Italia, 2011) correlata a una limitata esperienza di gestione diretta dei servizi: si pensi al prevalere, in questo contesto (ad eccezione dei comuni capoluogo), del privato sociale nell’offerta di servizi alla persona, a cominciare dagli asili parrocchiali, anziché comunali come nel caso emiliano-romagnolo (Bertin 2012a; Messina 2012). Le gestioni associate, laddove realizzate, hanno assunto in Veneto in genere la forma della delega all’ULSS (a parte il caso di Venezia e delle città maggiori). Inoltre, a differenza del caso emiliano-romagnolo, segnato tradizionalmente dalle politiche del socialismo municipale centrate sul welfare comunale, nel caso del Veneto, caratterizzato da un modo di regolazione dello sviluppo affidato all’autoregolazione comunitaria, con un ruolo marginale dell’attore pubblico, non esiste una condivisa e diffusa cultura della programmazione ed erogazione dei servizi a livello locale, tanto più se in una prospettiva intercomunale, che superi l’autoreferenzialità dei singoli comuni e sia in grado di raccordarsi con la prospettiva offerta dall’ATS. In questo contesto, in assenza di una reale ed efficace politica di coordinamento regionale, la dimensione dell’ATS e della gestione associata dei servizi, divenuta ora una condizione necessaria e cogente, in questo contesto regionale non può che avere un impatto dirompente sul modo di regolazione tradizionale.
Inoltre, è stato attivato un ciclo di seminari sul tema realizzati presso il Centro interdipartimentale CISR - Centro di competenze sul Benessere Territoriale BEtTER.
Un convegno è in programma per il 30 maggio 2025 presso Palazzo Bo, Aula Nievo
Contatti:
patrizia.messina@unipd.it